QUANDO:
31/12/2025
DOVE:
LA BUONA TAVOLA
(Tutta la Regione)
Tipicità spettacolari
In passato braccianti e contadini lo mangiavano a metà mattina o nel pomeriggio. Non a caso, il termine ciauscolo deriva da cibusculum, che significa proprio “piccolo pasto” o “cibo consumato in piccole dosi”. Con il tempo, nelle Marche la parola latina è diventata “lu ciausculu”, espressione con cui nel maceratese si indica il budello di maiale utilizzato per insaccare i salami.
Le prime notizie riguardo alla produzione risalgono al XVIII secolo e sono contenute in due documenti ufficiali: una comunicazione dell’Archivio Notarile di Camerino (1737) con i prezzi dei cibi dell’epoca e un atto notarile del 1750, sul quale sono annotati gli insaccati diffusi in quel periodo, ovvero salami, soppressate e ciauscoli.
Ma la sua lavorazione nelle campagne marchigiane è una tradizione cominciata molto prima, come testimonia l’etimologia latina del prodotto. Nei paesi dell’entroterra, durante l’inverno veniva effettuata la macellazione del maiale – la “pista” in dialetto –, una vera e propria festa per la popolazione più umile. Da quel rito nascevano prodotti di eccellenza come il salame e la soppressata di Fabriano, la lonza e, appunto, il ciauscolo. E siccome dei suini non si gettava nulla, le parti ‘di scarto’ erano impiegate per dar vita a salumi che ai nostri giorni sono considerati una rarità, come il ciarimbolo – la membrana del budello conciata con sale, pepe aglio e rosmarino e messa ad asciugare accanto al focolare – o il ciauscolo di fegato, più scuro e meno noto di quello originale, aromatizzato con buccia d’arancia grattugiata e noce moscata.